I Giganti della Sardegna: una nuova eccezionale scoperta archeologica taciuta praticamente da tutta la stampa nazionale. Perché?


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Una scoperta straordinaria: i Giganti

(Questo articolo è stato scritto nei giorni della scoperta, ricevendo immediatamente picchi di migliaia di visite in poche ore. Al momento della pubblicazione non una sola notizia era comparsa sui quotidiani nazionali. Probabilmente anche per la diffusione sui social di questo servizio, pochi giorni dopo cominciavano a comparire i primi articoli sui maggiori quotidiani del paese)

Solo perché ero in Sardegna pochi giorni fa, mi sono trovato d’improvviso a respirare l’aria delle più grandi scoperte archeologiche: presso il Monte Prama sono venuti in questi giorni alla luce alcuni manufatti, tra cui statue di pugilatori di fattura nuragica che destano ammirazione per le insolite fattezze.

Nella penisola del Sinis, in provincia di Oristano, il museo archeologico di Cabras riunisce parte di questa straordinaria raccolta di cui potete vedere alcune immagini; un’altra parte si trova al museo di Cagliari e altri reperti a Sassari.

DSCN1677 Mi meraviglia molto che la stampa nazionale non ne abbia praticamente parlato mentre in Sardegna molti sono elettrizzati dalla scoperta. Ma conosciamo bene, purtroppo, il meccanismo secondo cui il decadente giornalismo italiano si dedica al gossip o alla politica del più basso livello trascurando le cose veramente importanti e offrendo notizie molto spesso pilotate o arbitrariamente orbate.

Basterebbe una bella notizia on line in prima pagina da condividere con i principali media internazionali per far accorrere a frotte turisti da tutto il mondo ansiosi di ammirare i nuovi ritrovamenti: ho raccolto questa lamentela presso molti abitanti della zona del Sinis, delusi perché nessuno, al di fuori di loro, conosce ciò che sta avvenendo nel sito di scavo del Monte Prama, mentre i tombaroli continuano a visitare in notturna l’area nonostante siano stati presi provvedimenti per una regolare sorveglianza.

Perché i Giganti sono così importanti?

Nonostante siano state trovate statue di giganti già dal 1974 (rimaste per quasi quarant’anni nascosti negli scantinati del  museo di Cagliari per mancanza di fondi), il ritrovamento dei giorni scorsi ha la particolarità di essere un pezzo unico, un gigante quasi intero, a parte testa e piedi: si tratta di un pugilatore scolpito in un unico blocco ed è differente da tutti gli altri già venuti alla luce per la posizione del braccio guantato che non è sul capo, come per le altre statue, ma lungo i fianchi.

I Giganti possiedono un braccio guantato che in alcuni casi sorregge lo scudo sopra la testa a differenza dell'ultima statua ritrovata.

I Giganti possiedono un braccio guantato che in alcuni casi sorregge lo scudo sopra la testa a differenza dell’ultima statua ritrovata.

Diciamo subito che malgrado il nome le statue non sono poi così grandi, diciamo sui due metri, ma come potete vedere dalle immagini che abbiamo scattato ai pugilatori e agli arcieri in mostra al Museo Archeologico di Cabras, hanno una particolare fattura degli occhi che li rende insoliti e non facilmente classificabili.

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La particolare fattura del viso dei Giganti: notevole il realismo dei capelli raccolti a treccia sui lati, l’insolita scolpitura delle narici a solchi e soprattutto gli occhi.

Perché gli artisti nuragici hanno voluto donare alle statue questi occhi così particolari?

Sono occhi che colpiscono, sembrano ipnotici, ti inducono a riflettere sulle motivazioni di una tale scelta stilistica, come è successo a me mentre ne parlavo con alcuni esperti e la guida del museo di Cabras.

Quale messaggio voleva condividere lo scultore? Cosa voleva tramandare ai posteri con queste statue?

Certo questi giganti non sono molto vicini stilisticamente alle statuette nuragiche che tutti conosciamo, ma il nuovo ritrovamento assomiglia in modo sorprendente a un bronzetto (sempre di cultura nuragica) ritrovato anni fa presso una tomba etrusca, detta tomba di Vulci. Questo e altri particolari ha portato gli archeologi a datare le statue intorno al IX sec. a. C. ben prima che la statuaria greca imponesse al mondo la sua bellezza.

Secondo gli esperti la grande importanza della scoperta risiede nel fatto che si tratta dell’esempio più remoto di statuaria dell’area mediterranea mai ritrovato, e questo rende il sito di Monte Prama un  punto focale nell’archeologia mondiale.

I Pugilatori del Sinis

La panoplìa (set di combattimento) dei guerrieri che già conosciamo è costante: si tratta di statue che probabilmente rappresentavano guerrieri, definiti pugili perché possedevano una mano guantata come i boxeur dell’epoca che praticavano qualcosa di simile al pancratium il pugilato greco che si manifesterà almeno tre secoli più tardi. Alcuni portano uno scudo ampio e rettangolare, altri un arco.

Trattandosi di una necropoli, si ipotizza che gli atleti ritratti fossero impegnati in giochi sacri, o funebri, da svolgersi in occasione di rituali e in giorni particolari.

Nei bellissimi modelli esposti al museo di Cabras si notano particolari interessanti e assolutamente realistici: calzari, il guanto di cuoio, l’ombelico, una targa metallica o di cuoio di protezione al torace, un elmo che supportava le lunghe corna tipiche dei guerrieri di questa  e altri aspetti che definiscono una maestria poco conosciuta dalla cultura nuragica.

Il sottosegretario ai Beni Culturali Francesca Barracciu sta cercando di realizzare un progetto che includa una mostra sui giganti da esporre al Quirinale, ma al momento in cui scrivo ancora non è giunta risposta da Roma.DSCN1678

Nei prossimi giorni il museo di Cabras predisporrà ambienti adeguati per esporre alcuni reperti recentemente venuti alla luce.

La Soprintendenza e le università di Cagliari e Sassari si sono immediatamente attivate per realizzare spazi adeguati ed esporre le statue ma ci si scontra con la stessa mancanza di fondi che ha permesso ai Giganti di rimanere dimenticati quasi mezzo secolo nelle cantine di un museo.

Rimane una grande tristezza: chi controlla politica e media in Italia non sa che farsene della cultura e delle vestigia storiche del suo popolo e per questo non merita certamente di rappresentarlo. In altre nazioni, questo non sarebbe mai accaduto ma sarebbe stata un’occasione per dare lustro e risollevare un’economia turistica in crisi.

Speriamo che l’entusiasmo della popolazione sarda, che ha capito perfettamente l’importanza del ritrovamento, sia sotto l’aspetto storico che economico/turistico, porti a qualche risultato; nel frattempo condividere il più possibile questa notizia sui social network sarà la migliore risposta ad un oscuramento pilotato che non ha giustificazioni.

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