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Mondadori online conferma I SEGRETI DEL VATICANO al primo posto delle vendite dell’editore Arkadia

copertina

 

Dopo tante ricerche, viaggi, attente riflessioni storiche e consulenze presso storici e specialisti, è una soddisfazione vedere il libro “I Segreti del Vaticano – La Santa Sede e il Nazismo” al primo posto per le vendite sul sito Mondadori per l’editore Arkadia.

L’immagine seguente è lo screenshot della lista dei più venduti

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E’ un passo preciso e un indicatore: qualcosa si sta muovendo anche nel mercato editoriale italiano, ormai collassato e inondato di spazzatura mediatica.

E’ un buon segno!

Come suggerimento alla lettura e introduzione al testo di seguito un brano dall’articolo sul libro pubblicato sulla prestigiosa rivista accademica BIBLIOMANIE (che registra migliaia di visite da tutto il mondo ogni giorno) che trovate a questo link. (si ringraziano i proff. Davide Monda e Mauro Conti)

Storia allo specchio

Sintetizzando i dati che sono emersi nella prima parte della ricerca, possiamo delineare una lista di elementi ideologici comuni tra chiesa e III Reich:

  • Entrambi hanno una “città santa” come sede e, soprattutto, come sede di un culto (San Pietro e il “Vaticano SS”, cioè il castello di Wewelsburg, sede del culto delle SS);
  • Entrambi hanno come simbolo la crux;
  • Entrambi costituiscono due religioni prima che due nazioni;
  • Entrambi spingono il popolo dei rispettivi paesi alla lotta armata al grido di “Dio è con noi”, un motto che i nazisti portavano inciso nelle fibbie delle uniformi da combattimento (Gott Mit Uns);
  • Entrambi sono dittature teocratiche, in cui i sudditi obbediscono pedissequamente al rispettivo capo;
  • Entrambi mostrano pubblicamente di odiare la Massoneria, con cui però intrattengono rapporti di interesse di vario genere in segreto
  • Entrambi utilizzano rituali che hanno relazione con il sangue del Cristo, i nazisti solo tra i membri iniziati, la chiesa con la Messa, e posseggono la medesima visione religiosa della storia dell’umanità: Paradiso – caduta dalla perfezione – ripristino dello stato perfetto attraverso un Armageddon e un successivo Regno (o Reich) millenario;
  • Entrambi provavano ammirazione per Cristo, giudicandolo di natura divina, e tentano di realizzare sulla Terra il millenario Regno di Dio (o Reich, in tedesco) che, secondo Rivelazione (o Apocalisse) 20, 4-6, sarebbe dovuto durare mille anni;
  • Entrambi sostengono regimi di estrema destra: la Chiesa sostiene in Spagna Franco, in Italia Mussolini, in Germania Hitler, in Croazia gli Ustascia;
  • Himmler crea le sue SS sulla base dei Gesuiti;
  • Dopo la guerra, i criminali nazisti vengono fatti fuggire principalmente dal Vaticano, fatto che testimonia il profondo legame della chiesa con il partito nazista;
  • Entrambi hanno messo all’indice una serie di libri considerati proibiti;
  • Entrambi costituiscono le maggiori forze antisemite della storia e sono colpevoli di enorme spargimento di sangue per eliminare gli Ebrei e altre etnie (residential schools, magdalene laundries etc.): i ghetti vengono ideati dalla chiesa e utilizzati sia da essa che da Hitler;
  • Il Papa è considerato “vicario di Dio in Terra”, sostituto di Cristo. Hitler è considerato il “Messia della Germania”. Pregevole, a questo proposito, appare lo specchietto riportato in Hilberg e Küng[4]:
     CHIESA CATTOLICA III REICH
Vietati i matrimoni misti tra Ebrei e Cristiani.

 

Legge per la difesa del sangue tedesco (15 settembre 1935).
Divieto di prendere i pasti insieme (Sinodo di Elvira, 306). Vietato agli Ebrei il prendere pasti nei vagoni ristorante con i tedeschi (30 dicembre 1939).

 

Divieto agli Ebrei di candidarsi a cariche pubbliche. (Sinodo di Clermont, 535). Vietate agli Ebrei le cariche pubbliche: Legge sulla riorganizzazione delle professioni burocratiche pubbliche (7 aprile 1933).
Divieto di transito agli Ebrei su qualunque strada durante la Settimana Santa (Sinodo di Orleans, 538). Divieto di transito agli Ebrei su qualunque strada durante le festività di Partito (3 dicembre 1938).

 

Ordine di bruciare nel fuoco ogni copia del Talmud e di altri libri sacri degli Ebrei (Sinodo di Toledo, 681).

 

Ordine di bruciare nel fuoco i libri di autori ebrei o considerati degenerati dal Partito (Quarta ordinanza circa la legge sulla cittadinanza nel Reich del 25 luglio 1938).
Divieto per i Cristiani di coabitare con Ebrei o abitare presso case di proprietà di Ebrei (Sinodo di Narbonne del 1050).

 

Gli Ebrei devono essere concentrati in aree abitative separate da quelle dei tedeschi e controllate (Direttiva di Goering del 29 dicembre 1938 – Comunicazione di Bormann a Rosemberg, 17 gennaio 1936).
Obbligo per gli Ebrei di versare alla      chiesa la tassa per il mantenimento degli Uffici Ecclesiastici (Sinodo di Gerona del 1078)

 

Gli Ebrei devono pagare una tassa speciale come contributo al Partito Nazista (Socialausgleichsabgabe”, o Tassa di perequazione sociale, 24 dicembre 1940).
Divieto per gli Ebrei di testimoniare o promuovere cause civili contro i Cristiani (Concilio Lateranense III, 1179, can.26). Divieto per gli Ebrei di promuovere cause civili (Proposta della Cancelleria del partito nazista, 9 settembre 1942).

 

Agli Ebrei è fatto divieto di diseredare i loro fratelli di fede passati al Cristianesimo (concilio lateranense III, 1179, can.26) Dichiarati nulli i testamenti che offendono “il sano giudizio del popolo” (Decreto del Ministero della Giustizia 31 luglio 1938).
Divieto di costruire sinagoghe (concilio di Oxford,1222). Ordine di distruggere le sinagoghe in tutto il territorio del Reich (Ordinanza del 10 novembre 1938).
Divieto per gli Ebrei di intrattenere rapporti di amicizia con i Cristiani (Sinodo di Vienna,1267).

 

Divieto per i cittadini del Reich di intrattenere relazioni di amicizia con gli Ebrei, 24 ottobre 1941. ordine di Heydrich del 21 settembre 1939).
Obbligo per gli Ebrei di dimorare nei ghetti (Sinodo di Breslavia, 1267). Divieto per gli ebrei di dimorare al di fuori dei “quartieri ebraici”.

 

Divieto per i Cristiani di vendere o affittare beni immobili agli Ebrei (Sinodo di Ofen, 1279)

 

Vendita forzata dei beni immobili e dei terreni appartenenti agli ebrei da parte delle autorità (Ordinanza 3 dicembre 1938).
Se un cristiano si converte al giudaismo o se un ebreo convertito e battezzato torna alla precedente religione ciò va trattato come eresia (Sinodo di Magonza, 1310). “Un cristiano convertito al giudaismo si espone al pericolo di essere trattato come ebreo” (sentenza della corte regionale suprema di Koenigsberg, VI senato civile, 26 giugno 1942).
Divieto fatto agli ebrei di fare da mediatori per contratti tra i Cristiani ed Ebrei, anche per contratti di matrimonio (Concilio di Basilea, 1434). Cancellazione delle agenzie immobiliari e fondiarie ebraiche che propongono affari a non- Ebrei (Decreto del Reich 6 luglio 1936)

 

Divieto di concedere agli Ebrei titoli accademici (Concilio di Basilea, 1434) Legge contro il sovraffollamento nelle scuole e nelle università tedesche (25 aprile 1933)

 

Etc. Etc.

         L’opinione pubblica aveva una potenza enorme anche sotto un regime totalitario come il III Reich, Hitler non poteva prescindere dalla volontà di metà della popolazione tedesca che era cattolica, almeno nelle prime fasi del suo cancellierato. Ecco perché firmò il Reichskonkordat.

I vescovi cattolici si opposero in discreta parte a Hitler, ma furono fermati da Pacelli, che era costretto ad agire in tal modo dal Concordato. Una volta istruiti dal Vaticano, i vescovi si adeguarono – alcuni a malincuore, a onor del vero – e sostennero il nazismo perfino nella sua ideologia di guerra di conquista, mettendo la Patria davanti a Dio al grido di “Gott Mit Unst”, Dio è con noi.

È bene ricordare che il testo dell’accordo fra Vaticano e III Reich conteneva la postilla secondaria che fu tenuta segretissima e che riguardava il caso di guerra, l’indizio più chiaro che il Vaticano era perfettamente a conoscenza del fatto che Hitler avrebbe scatenato una guerra mondiale, progetto comunque spiegato molto bene dal Führer nelMein Kampf, che i Gesuiti, per ordine del papa avevano studiato accuratamente.

Dopo il 1940, a seguito di visioni discordanti e di vere proprie minacce da parte del Governo italiano, Pio XII mantenne una politica il più possibile neutrale e così l’“Osservatore Romano”, che limitò moltissimo il suo cattolicesimo militante. Questo gli attirò severe critiche sia dal Reich tedesco, sia da tutte le altre nazioni: da più parti si esigeva una presa di posizione che il a non poteva assumere.

Ogni tanto, sia Pio XII sia il nunzio apostolico vaticano a Berlino tentavano intermediazioni per evitare la morte di sacerdoti polacchi o di altri sventurati nei territori occupati, ma le cose si svolgevano sempre con estrema cautela e, soprattutto, senza mai condannare i veri colpevoli. Il Vaticano spiegava in note ufficiali che il papa era il padre di tutti i cristiani e, dunque, non prendeva le parti di uno o dell’altro; suo ruolo era quello di guida spirituale e conforto per chi stava soffrendo.

Eppure in tutta l’Europa i vescovi cattolici (specialmente in Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo) si erano apertamente schierati contro il III Reich, denunciando le violenze e le deportazioni nei campi di concentramento, e sostenendo gli Ebrei nascondendoli nei loro monasteri. In Germania ciò non accadde. E nemmeno in Italia, se non negli ultimi mesi di guerra; al contrario, in entrambi i paesi e negli altri in guerra, esisteva, allora come oggi, un cappellano militare che offriva i conforti religiosi e che aveva l’obbligo, come si legge nel Reichskonkordat, di sostenere la Germania e i combattenti. I vescovi e i cardinali cattolici tedeschi incitavano i soldati alla battaglia contro i loro fratelli di un’altra nazione: il tutto in un terrificante caos ideologico che può comprendersi solo alla luce di una volontà di mantenimento del potere acquisito da parte del Vaticano con i trattati con l’Italia e con Hitler.

Se i vescovi tedeschi si fossero opposti a questa linea di condotta sarebbero stati immediatamente arrestati. E, seguendo tale insegnamento dai pulpiti, in Germania la stessa popolazione non aiutò, se non in rari casi, gli Ebrei.

È interessante considerare che Pacelli, mentre da una parte firmò il Concordato con Hitler, ben sapendo che sarebbe entrato in guerra, dall’altra, nel 1940, scrisse ai reali di Olanda, Belgio e Lussemburgo, condannando discretamente l’aggressione – non l’aggressore! –, pronunciando discorsi e scrivendo lettere (tutte più o meno dello stesso tenore): in verità, Pio XII temette, da una parte, d’irritare Hitler e, dall’altra, cercò di accontentare l’opinione pubblica mondiale, che richiedeva recise parole di condanna. Tentò, frattanto, di non scontentare in alcun modo i milioni di cattolici di tutto il mondo.

Il suo stile, simile a quello di un cavaliere che cerchi di tenere i piedi nelle staffe di due cavalli diversi, è evidente altresì nella lettera che stese per i cappellani militari delle nazioni impegnate nei combattimenti tre mesi dopo l’inizio delle ostilità, ossia nel dicembre 1939. Fondamentalmente, Pio XII spiegò che la guerra è manifestazione della volontà di Dio, il quale “sempre volge il Male in Bene”. E aggiunse che la guerra è inviata dalla Provvidenza e che il capo dei cattolici chiedeva ai suoi cappellani, che sostenevano le parti avverse in guerra le une contro le altre, di “sostenere la patria ma, allo stesso tempo, di combattere anche per la chiesa”.

Si può forse affermare, a questo punto, che se Hitler (da cattolico battezzato) fosse stato scomunicato, e con lui i cattolici che lo sostenevano, e se il “capo” di oltre un miliardo di cattolici avesse deciso di seguire precetti evangelici quali “ama il tuo nemico” oppure “riponi la spada al tuo fianco, perché chi prende la spada perirà di spada”, comandando a tutti i cattolici di deporre le armi, non avrebbe avuto luogo la Shoah, e non ci sarebbero stati gli orrori della seconda guerra mondiale.

Le centinaia di Ebrei salvati, alla fine della guerra, da Pio XII nei suoi monasteri stridono di fronte agli oltre sei milioni di persone morte nell’Olocausto, senza dire del milione di Serbi periti in Croazia e di moltissimi altri. In realtà, per poche centinaia di Ebrei nascosti in monasteri, decine di migliaia di loro carnefici furono nascosti in altri monasteri – per poi aver salva la vita in un nuovo paese grazie a un governo compiacente, nonché giovandosi del danaro e dell’oro sottratto alle vittime e conservato (in buona parte) nelle casse dello IOR.

La responsabilità che Pio XII, suo malgrado, si assunse fu immane ed è sinceramente comprensibile che in qualche momento, come uomo, abbia mostrato debolezza. Provò certo profonda pena per le sofferenze inflitte alle popolazioni non ariane ed ebree sotto Hitler e tentò, in un certo qual modo, di salvare diverse migliaia di ebrei. Oltre alle opere caritatevoli compiute alla fine del conflitto, è doveroso render giustizia agli atti di benignità del futuro Pio XII compiuti a favore delle minoranze perseguitate, né va dimenticato che, durante il primo conflitto mondiale, fu lui a portare generi di prima necessità alle popolazioni e ai detenuti nei campi di prigionia in varie missioni di soccorso fisico e spirituale.

In definitiva, non si può davvero affermare che Pacelli sia stato un razzista e un antisemita, o che non abbia fatto nulla per gli Ebrei: egli compì vari passi diplomatici presso alcune delle personalità più eminenti in anni difficili, e parecchie azioni tese a salvare migliaia di ebrei, in particolare a Roma.

Cionondimeno, Pacelli utilizzò sempre espressioni volutamente generiche, parlando di persone sventurate e non di Ebrei, evitando con cura di condannare le azioni di Hitler o di denunciare pubblicamente ciò che stava accadendo, pur essendo informato, almeno dal 1942, dal nunzio di Svizzera Bernardini e da vari cappellani militari italiani in Russia dello sterminio degli Ebrei; nel contempo, “Civiltà Cattolica” pubblicava articoli antisemiti con la sua alta supervisione.

Pio XII, ancora, non condannò mai l’invasione della Polonia e il conseguente sterminio non solo di Ebrei, ma anche di cattolici, laici e religiosi, quando questi avevano chiesto dal capo della chiesa un aiuto tangibile, che non venne mai, se non con vaghe parole di compassione.

Anche per ragioni anagrafiche e familiari, Eugenio Pacelli, da “politico” insieme aristocratico, finissimo e scaltrito qual era, sopravvalutava la funzione dei rapporti diplomatici, a cui Hitler dava poca o nessuna importanza. Inoltre, per Pio XII il vero problema era l’avanzata del comunismo, che considerava molto più importante della questione ebraica.

Nonostante  le prese di posizione solide e cristalline di vescovi tedeschi come Galen o Preysing, Pacellli non protestò mai contro orrori come l’eutanasia, l’Olocausto e le mille altre violenze che erano sotto gli occhi di tutti negli anni precedenti il Concordato, o contro le Leggi razziali di Norimberga del 1935, oppure ancora contro la “notte dei cristalli” (1938). Né ci furono – a quanto ci consta – proteste contro le barbare invasioni colonialiste di Etiopia o Eritrea ad opera di Mussolini e così via. Infine, Pacelli giunse a scomunicare, in un’unica soluzione, tutti i membri dei partiti comunisti del mondo nel 1949, ma non scomunicò mai Hitler né alcun altro membro del III Reich…

Non è possibile cambiare ciò che è successo e sarebbe disonesto dal punto di vista storico, morale e intellettuale tentar di edulcorare gli eventi con giustificazioni che non potrebbero reggere. L’afasia dolorosa di Pio XII che, fino ad oggi,  ha influenzato il giudizio storico su di essa dev’essere finalmente illustrata a dovere, il conflitto risolto e la nevrosi riconosciuta e compresa, sondandone le cause e trovando così la soluzione più giusta.

Con l’avanzare delle ricerche specialistiche, è ora possibile fornire una risposta alle domande più inquietanti e, anzitutto, alla principale: “Perché l’Olocausto?” Una verità che, per quanto dolorosa, adempie appieno la sua missione storica, come cura e soluzione al dilemma del silenzio di Pio XII.”

Pierluigi Tombetti

www.pierluigitombetti.com

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